CRETA DI COLLINETTA - Ferrata "Senza confini" - 09/07/2011

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09/07/2011 Creta di Collinetta per la ferrata "Senza confini".
Sabato partenza ora tarda (7.30 da PN), con Monica e Denis, per una giornata sulla carta "transitoria" (non troppo lunga ma impegnativa in ambiente caratteristico). In due ore siamo al passo di monte croce carnico (1.350mt). L'obiettivo è la cima della Creta di Collinetta tramite la ferrata "Senza confini" letta da un bel libro (50 ferrate nelle Alpi carniche e giulie) di cui uno degli autori è Mazzilis. Lo stesso libro riporta oltre ad una descrizione attentissima e ad una tabella di marcia per gambe assai  atletiche anche un appunto del genere: "ferrata eticamente discutibile" (in quanto attrezzata su una via aperta da Mazzilis). Ammetto che non sono un purista e quindi lì per lì ho arriciato un po' il naso per una definizione che troppo spesso nasconde la voglia di creare ambiti ristretti ed elitari.
Comunque partenza dal passo, si segue il sentiero 416 (ben segnalato) fino al bivio con il 417 (da seguire). Al bivio successivo seguire le indicazione per la ferrata "Senza confini", dopo una cengia meravigliosa (con cavo ma non necessario) con galleria della prima guerra, si và verso sinistra (sempre seguendo i segnali) risalendo mughi e sassi e la parte finale di un piccolo ghiaione (tutto con segnali cai).
Lieve digressione: l'itinerario è un susseguirsi continuo di luoghi dove la prima guerra ha lasciato i suoi segni. Trincee, alcove, gallerie nonchè racconti sulle staffette fatte dalle donne che quotidianamente percorevano i sentieri dalla pianura alle cime per rifornire le prime linee. Questi luoghi sono la prova tangibile di quanto la guerra sia assurda e di quanto gli uomini siano stati mandati al massacro in posti ameni dove sono stati costretti a sfoderare comportamenti eroici per difendere qualche metro di cengia.
La ferrata inizia alla base di un grosso diedro lievemente inclinato, dopo pochi gradini di roccia, inizia una parte tosta anzi tostissima: sulla destra il diedro offre una lastra lievemente appoggiata ma liscia con pochi appoggi, sulla sinistra gli appigli ci sono ma per sfruttare questo lato siamo costretti ad arrampicare su roccia lievemente strapiombante. Il diedro prosegue un centinaio di metri fino ad arrivare ad uno spigolo esposto, lo si risale con un paio di passaggi esposti e duretti, successivamente si rifiata seguendo la cresta. Dopo aver trovato il libro di vetta (senza vetta) e scesi ad un forcellina innominata si riparte in salita con un paio di tiri ancora un duretti di cui uno assai esposto (piccoli fittoni metallici per i piedi). Riconquistata la cresta finale si prosegue e finito il cavo ci si può togliere tutto, nella breve discesa ad una più ampia forcella si incontrano ancora alcove e segni della guerra.
Arrivati in forcella non si può non andare fino alla cima della creta di collinetta (15 min.) dove ci si può perdere nei meandri della vera e propria trincea di confine fino alla croce di vetta.
Per il ritorno tornare alla forcella e proseguire a destra lungo il sentiero 417, evitare qualsiasi tipo di deviazione, e dopo una lunga discesa piegare verso sinistra per ritrovare il bivio della mattina poco prima delle prime due gallerie. Di lì scendere verso destra e lungo il sentiero al contrario fino al passo.
Impressioni: una ferrata semplicemente ASSURDA e SENZA ALCUN SENSO. Solitamente non mi piace essere categorico ma stavolta non ho altre parole. Trattasi di itinerario adatto per chi deve entrare nell'arma dei Pompieri, sempre attaccati al cavo ad issarsi senza mai la possibilità di godersi un po' di arrampicata su roccia. Purtroppo la ferrata male ricalca una splendida via di arrampicata che fà capire il genio e le capacità di Mazzilis (io non sarei nemmeno riuscito a fare due tiri capiamoci subito). La via dell'alpinista è intuibile grazie agli anelli cementati ma le staffe in metallo ed il cavo non permettono nè di seguirla nè di utlizzare il cavo solo per sicurezza. Così alla fine la ferrata si tramuta in una continua trazione su cavo dove si gareggia a chi ha le braccia più grosse e ci impiega meno tempo. Oltretutto non c'è nemmeno la scusante di aver attrezzato una via per permettere anche a chi non abbia capacità alpinistiche (come me) di arrivare in cima (visto che in cima alla creta di collinetta ci si può arrivare anche solo con il sentiero 417). Indubbiamente da segnalare almeno tre passaggi molto esposti che garantiscono anche ai più avvezzi al vuoto un certo brivido di piacere. Mi spiace per i prodi (la cui fatica và riconosciuta indipendentemente dal risultato) che hanno faticato portando ferri e cavi ma sarei un bugiardo nel consigliare una ferrata così incoerente.
Saluti
Nicola