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Forcella Palantina/Palantina/Val Sughet - 19 Maggio 2011

Inviato da: il 20 mag, 2011 in Relazioni - Trekking Print PDF
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19/05/2011, giovedì



Un amico mi tira un semi-pacco, mi sarebbe piaciuto andare in marmolada ma ahimè impegni di lavoro lo tengono ancorato in pianura. In ufficio ormai mi ero organizzato per prendermi la mattina e così approfitto.
Sono solo e quindi scelgo ambienti conosciuti e vicini.
Mi sveglio alle 4.30, alle 5 sono in macchina ed alle 5.45 zaino in spalla parto a camminare.
Il tragitto scelto ripercorre un mio "vecchio pallino" da fare poi in inverno con la tavola e quale occasione migliore per provarlo in una primavera non troppo inoltrata.
Salgo per la pista salomon lungo il sentiero, arrivato all'Arneri proseguo verso la nazionale.
Arrivato sulla Nazionale il sole finalmente fà capolino e mi scalda le spalle, Dio mio che bella sensazione, tra me e me penso che questa è proprio l'ora migliore per stare in questi posti (ed ammetto che la versione in solitario _obbligata nel mio caso_ ha molto fascino).
Salgo il bel "muro" (in versione totalmente erbosa) della pista ed appena arrivato in cima al piano devio a sinistra per la forcella palantina.
Davanti a me il mt Forcella e Colombera, prima impressione: con la tavola non sarà poi così divertente, al contrario a piedi è tutto magnifico. Con un falso piano lievemente in discesa (per questo ho dubbi sulla versione invernale) raggiungo la forcella palantina, cerco di focalizzare la traiettoria in cresta per il monte forcella (sempre per l'inverno).
Qui è proprio meraviglioso, a destra le cime aspre del gruppo del cavallo con tutto lo splendore dall'alta via dei rondoi, a sinistra il placido cansiglio avvolto nel suo consueto mare di foschie mattutine ed il paesaggio più largo dell'alpago.
Scendo in direzione della Casera Palantina e trovo la prima neve, dura, crostosa e molto scivolosa. Raggiunta la casera uno stuolo di passerotti, pettirossi etc fanno un casino impressionante perchè sanno che fra qualche minuto arriverà il sole (vedi foto della casera palantina che spiega perchè costruiscono le casere in certi posti e non altri).
Bevutina, spuntino ed inizio la risalita verso il cimon di Palantina. Nonostante non sia la prima volta mi mette comunque un po' di soggezione, inoltre a quell'ora è tutto in ombra e le lingue di neve e ghiaccio ti fanno venire in mente le solite chiacchiere su quell'itinerario in inverno (occhio che se scivoli c'è il salto di rocce!).
L'itinerario è bellissimo, si sale in filo di cresta e dopo la prima parte devio in salita verso destra cercando gli spazi più vicini al sole mattutino per evitare di dover tirare fuori i ramponi. L'andamento è più sul misto e ad ogni passo mi dò del mona perchè dovevo mettere i ramponi quando ero più comodo. Per cercare di passare dove non c'è ghiaccio faccio uno zig zag assurdo fino a trovare uno spazio per arrivare in cima, dovendo comunque passare un paio di diagonali a scalettare con le punte degli scarponi.
Quando arrivo sulla cresta mi accorgo che devo tornare indietro per raggiungere la croce.
Da quassù è tutto bellissimo, oggi il tempo è magnifico, solo un po' di foschia lontana ed il passaggio dai versanti precedenti in ombra a quelli di adesso al sole mette allegria e vivacità.
Riposo e mangio qualcosa, nel frattempo penso che invece che tornare dalla via di salita mi piacerrebbe di più omaggiare il sole che si irraggia in val sughet. Non sono mai sceso di qui ma in fondo nello zaino ho portato tutto e quindi ci provo, male che vada tornerò indietro.
La discesa in fondo è abbastanza semplice e i grossi accumuli di neve con l'aiuto della picca li passo senza troppe difficoltà, anche perchè da questa parte la neve si è ammorbidita.
La neve riempie ancora tutta la conca della val sughet e la discesa è un misto tra nuovo, divertente e fatica .
Ormai verso la fine incontro le prime persone di tutta la giornata: una coppia di americani con zaini carichissimi, un ricercatore scientifico di funghi, un signore anziano all'inizio del sentiero vicino al palaghiaccio.
Alle 11 parto in macchina dal parcheggio e a mezzogiorno sono in ufficio parecchio stanco ma ritemprato nello spirito.

PS: nello zaino portavo: corda 30mt, martello, due chiodi, 2 moschettoni, 1 otto, 4 cordini, ramponi, imbrago, giacca a vento, felpina, bastoni, picca, 1 lt e mezzo di acqua e sali, cioccolata e biscotti. Lo sò sono esagerato e alla fine a parte la picca non ho usato nulla però quando parto per certi itinerari in periodi precoci non mi và l'idea di dover rischiare o tornare indietro perchè non ho questo o quello, e poi in fondo non volevo abituarmi troppo in fretta allo zaino estivo leggero ... in fondo la stagione invernale può ancora essere chiusa da un'ultima marmolada!

saluti
nicola

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